Abbiamo spesso sentito parlare che è meglio puntare sulla qualità e non sulla quantità e questo vale molto per gli investimenti. Ma vi siete mai chiesti chi sono gli analisti qualitativi? Eccovene uno.

Philip Arthur Fisher è un investitore ed analista pressoché sconosciuto ai tanti. Citato a volte in qualche articolo o libro di finanza, non ha mai avuto una fama come altri investitori del 1900. Tuttavia Fisher è uno dei più grandi pensatori di sempre sulle valutazioni aziendali dal punto di vista qualitativo. Uno dei padri del growth investing, il suo pensiero ha influenzato fortemente Warren Buffett nelle sue strategie, tanto che lo stesso Buffett definì i suoi libri e le sue idee “portentose”.

Fisher, nato nel 1907 a San Francisco, cresce in una famiglia normale trascorrendo le giornate come tutti i bambini e ragazzi della sua età. Tuttavia un giorno sente sua nonna parlare di azioni e società e da quel momento per Fisher questo tema si impadronirà di lui.

Dopo essersi laureato alla Graduate School of Business Administration di Stanford, lavora presso la Anglo London & Paris National Bank di San Francisco. Si narra che in università in un corso frequentato da Fisher, il professore portasse i propri studenti a visitare le aziende per poterle analizzare meglio. Questo principio venne adottato da Fisher nei suoi metodi di analisi per tutto il resto della sua vita.

Fisher decise di avviare nel 1931 la Fisher & Company, un’azienda di consulenza, il cui obiettivo era di acquistare aziende straordinarie a prezzi ragionevoli. Con un pensionamento che arriverà solo a 91 anni, Fisher avrà una carriera di ben 74 anni, una delle più lunghe della storia di Wall Street. Una delle sue operazioni più importanti effettuate fu l’acquisto di azioni di un’azienda di produzione di radio di nome Motorola, che acquistò nel 1955 e tenne fino al giorno della sua morte avvenuta l’11 marzo 2004.

Per Fisher era possibile ottenere ottimi rendimenti nel lungo periodo puntando su aziende eccezionali a prezzi ragionevoli che aumentassero di anno in anno i propri profitti, individuandole in base alla qualità del management o per particolari caratteristiche intrinseche.

Per Fisher la qualità del management era fondamentale per poter comprare o meno le azioni di un’azienda. Fisher consigliava di esaminare attentamente la comunicazione e l’attenzione dei manager nei confronti degli azionisti, per vedere se tendevano a nascondere informazioni o esaltarne di altre. Oltretutto, per Fisher, l’amministratore deve arrivare e formarsi dall’interno dell’azienda perché solo così sarà in grado di affrontare la gestione e i problemi che ne possono derivare. I tre punti su cui deve focalizzarsi il manager sono:

  1. Capire che il mondo cambia continuamente.
  2. Coinvolgere il personale nelle decisioni e creare buoni posti di lavoro.
  3. Creare una crescita sana senza accelerazioni improvvise.

Fisher fu uno dei pochi a sottolineare l’importanza dei costi di ricerca & sviluppo negli anni per mantenere tassi di crescita maggiori delle altre aziende e allo stesso tempo di sviluppare una capacità di commercializzazione e marketing dei propri prodotti/sevizi per poter mantenere un rapporto con i clienti continuo e di cogliere possibili variazioni nelle loro preferenze.

Tutti questi punti sono riassumibili in un metodo denominato “scuttlebutt”. Questo metodo è l’insieme di comportamenti e domande che l’investitore deve intraprendere per comprendere il più possibile riguardo l’azienda che si sta analizzando. Oltre allo studio approfondito dei bilanci, Fisher andava a parlare con i clienti, fornitori, dipendenti dell’azienda che stava valutando. Oltretutto sviluppò una lista di 15 punti per percorrere il scuttlebutt in modo completo e attento.

Questo tipo di approccio richiede ovviamente molta attenzione, per questo Fisher si concentrava su poche aziende che avrebbe potuto seguire e che rientrassero nelle sue competenze tecniche. Negli anni della sua carriera il suo portafoglio ha contenuto al massimo 10 titoli azionari.

Uomo molto riservato, divenne più conosciuto dopo la pubblicazione dei suoi testi d’investimento dagli anni ‘60 in poi. Ecco di seguito i testi di Fisher:

  1. Paths to Wealth through Common Stocks.
  2. Common Stocks and Uncommon Profits.
  3. Conservative Investors Sleep Well.
  4. Developing an Investment Philosophy.

(il 2. 3. 4. Sono racchiusi oggi in unico libro)

Insomma la domanda che Fisher si poneva prima di acquistare un’azione era:

“Che cosa ha questa società in più delle altre?”.

Per gli imprenditori: questa domanda non è da fare solo ad aziende che si vuole acquistare ma anche da porre alla propria azienda per capire come migliorarla.

Alla Prossima da Mattia Tasca.